Nei soggetti con infezione da virus HIV la tubercolosi è la causa del 40% dei decessi


Nel 1882 fu scoperto il batterio che era causa della tubercolosi ( TBC ) da parte di Robert Koch.
Si stima che, in questi dalla sua scoperta ad oggi, il bacillo di Koch ( Mycobacterium tuberculosis )abbia mietuto la vita di almeno 1 miliardo di persone, più di quanto abbiano fatto insieme malaria, vaiolo, infezione da HIV / AIDS, colera, peste e influenza.
Secondo dati OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità ), nel 2016, la tubercolosi ha ucciso 1,6 milioni di persone, tra cui 250 mila bambini e nello stesso anno si stima ci siano state 10,4 milioni nuove infezioni.

L’OMS stima che nel mondo vivano almeno 2 miliardi di persone con una infezione latente da TBC; persone cioè portatrici del batterio, ma senza sintomi ( tosse, febbre, calo ponderale e sudorazioni notturne ). Queste persone hanno un rischio del 5-15% di sviluppare nel corso della vita la malattia conclamata; il rischio è ovviamente maggiore nei soggetti con compromissione dell’immunità ( come le persone con infezione da HIV, quelle in terapia immunosoppressiva, diabetici, fumatori, persone malnutrite ).

L'obiettivo è ora quello di intensificare gli sforzi per lo sviluppo di nuovi agenti in grado di controllare ed eradicare questa infezione, ma anche per comprenderne meglio la patogenesi.
Da migliorare anche la diagnostica con la messa a punto di test point-of-care per distinguere tra ceppi sensibili e farmaco-resistenti, attualmente affidato al test GeneXpert MTB/RIF, che individua i ceppi Rifampicina-resistenti.

Il trattamento della tubercolosi attualmente prevede una terapia polifarmacologica, spesso causa di gravi effetti collaterali, da assumere per almeno 6 mesi; ma, a causa della crescente presenza di ceppi farmaco-resistenti, molto spesso questi regimi di trattamento devono essere protratti anche fino a 20 mesi.
Per molti pazienti non esistono al momento farmaci in grado di controllare le forme farmaco-resistenti.

Nei gruppi ad alto rischio si stanno sperimentando nuove strade di prevenzione, come quella suggerita da uno studio finanziato dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases americano ( NIAID ), che consiste nella somministrazione di un regime antibiotico ( Rifapentina e Isoniazide ) per un mese, in profilassi, nei soggetti con infezione da HIV e tubercolosi latente.
I risultati di questo studio, indicato come ACTG 5279, sono stati di presentati nel corso del CROI ( Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections ), ed hanno dimostrato che questa strategia è valida e meno gravosa di quelle attualmente utilizzate, che prevedono cicli di Isoniazide da assumere tutti i giorni per 6-9 mesi ( da estendere anche fino a 36 mesi nei soggetti con infezione da HIV associata ).
Questo studio avrà anche ricadute sulla ricerca di strategie preventive nei soggetti HIV-negativi, a rischio di sviluppare una forma attiva di tubercolosi.
Nel 2016, la tubercolosi è stata causa del 40% dei decessi tra le persone con infezione da HIV ( dati OMS ).

La strategia vaccinale mediante un vaccino preventivo resta solo una speranza. L’attuale vaccino BCG ( Bacille Calmette-Guerin ), messo a punto nel 1921, è in grado di proteggere i bambini dalla tubercolosi disseminata, ma l'azione protettiva non si estende agli adulti.
Uno studio ha indicato che una seconda dose di questo vaccino potrebbe prevenire l’infezione negli adolescenti ad alto rischio, ma si è ancora molto lontani da un’efficace protezione nell’adulto.

Fonte: OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità, 2018

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