Trattamento dell’infezione da HIV e AIDS: Trizivir


Il virus dell’immunodeficienza umana ( HIV ) rappresenta una delle più grandi sfide per la salute pubblica globale. Nel 2007, UNAIDS ha stimato che 33.2 milioni di persone sono state infettate dal virus HIV.

I regimi attualmente raccomandati per il trattamento iniziale dell’HIV consistono in un inibitore non-nucleosidico della trascrittasi inversa ( NNRTI ) o in un inibitore proteasico ( PI ) potenziato con Ritonavir in combinazione con 2 inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa ( NRTI ); in alcuni pazienti tuttavia gli inibitori non-nucleosidici della trascrittasi inversa e gli inibitori della proteasi potebbero non essere appropriati.

I Ricercatori dell’University of Cape Town in Sud Africa, hanno compiuto una revisione della letteratura per valutare l’effetto di Trizivir, una combinazione in dosi fisse di 3 inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa ( Abacavir, Lamivudina, Zidovudina ) per il trattamento iniziale dell’infezione da HIV.

Sono stati selezionati gli studi randomizzati e controllati con un follow-up minimo di 6 mesi che hanno confrontato Trizivir con una terapia basata su un inibitore proteasico o su inibitori non-nucleosidici della trascrittasi inversa tra i pazienti con almeno 13 anni di età infettati da HIV e naive al trattamento con gli antiretrovirali.

Sono stati identificati 9 studi clinici potenzialmente adatti per l’analisi, 3 dei quali rispettavano i criteri di inclusione.

Uno studio ha confrontato Trizivir con Efavirenz ( un inibitore non-nucleosidico della trascrittasi inversa; Sustiva ) più 2 o 3 inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa; il secondo studio ha confrontato Trizivir con un trattamento basato sull’inibitore proteasico Nelfinavir ( Viracept ) e il terzo studio ha confrontato Trizivir con Atazanavir ( un inibitore della proteasi; Reyataz ) più due inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa.

In generale, non sono state osservate differenze significative nell’incidenza di fallimento virologico tra i partecipanti trattati con Trizivir e quelli trattati con terapie a base di inibitori della proteasi o di inibitori non-nucleosidici della trascrittasi inversa ( 3 studi, n=1687; rischio relativo, RR=1.14 ).

Tuttavia, è stata osservata una significativa eterogeneità tra i risultati di 3 studi ( P per eterogeneità = 0.009 ), con un aumento significativo nel fallimento virologico per Trizivir rispetto a Efavirenz ( n=1147; RR=1.93 ), ma nessuna differenza tra Trizivir e inibitori della proteasi ( 2 studi, n=540; RR=0.82).

Non sono state osservate differenze significative tra Trizivir e inibitori proteasici o inibitori non-nucleosidici della trascrittasi inversa su conta delle cellule CD4+ ( differenza media standardizzata -0.01, P per eterogeneità = 0.59 ), eventi avversi gravi ( RR=1.41, P per eterogeneità = 0.03 ) e reazioni di ipersensibilità ( RR=4.04, P per eterogeneità = 0.03 ).

Solo gli studi che hanno coinvolto inibitori proteasici hanno riportato l’effetto del trattamento sul profilo lipidico.

In uno studio è emerso che a 96 settimane l’aumento medio del colesterolo totale dal basale è risultato significativamente più basso con Trizivir che con Nelfinavir, ma non sono state osservate differenze significative nei livelli di trigliceridi.

Il secondo studio ha mostrato che il profilo lipidico a digiuno è confrontabile nei trattamenti con Trizivir e Atazanavir a 48 settimane.

In conclusione, queste osservazioni hanno mostrato che Trizivir rimane una valida opzione per la terapia antiretrovirale iniziale, specialmente nei pazienti con infezione da HIV con pre-esistente iperlipidemia e in coloro che non tollerano Ritonavir. ( Xagena_2009 )

Shey M et al, Cochrane Database Syst Rev 2009; (3):CD005481



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